R I V I S T A letteraria N U G A E

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giovedì, settembre 18, 2008

"Nugae" n.17-18: un doppio numero di 84 pagine

"Nugae" - SOMMARIO N.17-18

L’EDITORIALE di Michele Nigro - 2
Da Napoli a Taranto – Diario di viaggio di un uomo del Settecento di Vincenzo Capodiferro - 3
Alcune considerazioni sul Novecento di Davide Morelli - 17
L’immagine unificante della scrittura poetica e del pensiero filosofico di Apostolos Apostolou - 19
Sviste manzoniane di Carlo Iandolo - 20
Il sangue e il grano di Carlo D’Urso - 26
Frammenti su Body art di Don DeLillo di Luca Viglialoro - 32
Siddartha tra i Molti Loti di Franco Sardo - 34
Emily Dickinson e la traduzione di Eugenio Montale di Gandolfo Cascio - 38
SUONI DI LETTERE - Copioni e falsari di Mario Visone - 42
L’INTERVISTA – Richard K. Morgan di Francesco Troccoli - 45
Swallow Inn - (L’inizio dell’incubo) di Alessandro Napolitano - 49
La messa pezzente di Antonio Padovano - 57
Il tempo di una sigaretta di Michele Nigro - 61
Un giardino fiorito di Silvana Sonno - 65
The Padre P.I.O. Show di Michele Nigro - 68
LA SOCIETA’ DELLO SPETTACOLO - Il cinema di Zhang Yimou di Mariano Lizzadro - 72
LA RECENSIONE - 78
Luciano’s Paranoia di Gianluca Grossi - 82
POESIA Autori Vari - 84
CONTROEDICOLA -
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mercoledì, settembre 03, 2008

"núga-e" oppure "nuge"?

Lo so! Rispondere a questa domanda dopo cinque anni dall'uscita del primo numero del nostro periodico è un po' strano, ma a volte i dubbi emergono strada facendo, per fortuna... Anche se il titolo finora adottato in copertina ("nugæ") dovrebbe già essere interpretato come una precisa presa di posizione in materia. Tuttavia abbiamo voluto consultare, grazie all'attentissima e scrupolosa mediazione di Mario Visone, il prof. Carlo Iandolo, grecista e latinista di chiara fama, amico, collaboratore e lettore di "nugæ"... Ecco cosa ci dice in proposito.


"[...] Come in ogni lingua, anche in latino esistette una duplicità espressiva: quella scritta o dotta (o “classica”, lemma prevalente) e quella d’una lingua parlata quotidianamente, definita anche “volgare” (= tipica di tutto il popolo nella fase orale). Il latino classico conobbe e imponeva la pronunzia gutturale (= dura) di “c, g” anche davanti alle vocali palatali “e – i” (Cicero = Kikero; digitus = díghitus), cosí come i dittonghi “ae – oe” (anche senza dieresi) erano pronunziati nelle due unità vocaliche separate (ecco “Càesar = Cà-e-sar”, onde il tedesco “Kaiser” e il russo “Czar”): questi alcuni aspetti della cosiddetta pronunzia classica, per cui – per ovvia coerenza – “nugae” fu senz’altro pronunziato “núga-e”. Tuttavia il latino volgare, anche grazie alla diffusione ecclesiastica, dal V-VI secolo d. C. fece prevalere la sua validità corale di “Koiné”, con una pronunzia divenuta comune e generale, per cui “ci-gi, ce-ge” ebbero e hanno pronunzia palatale (Cícero, dígitus) e i suddetti dittonghi “ae – oe” divennero e sono anche oggi monottonghizzati (Caesar = Cesar, poena = pena; quindi “nuge”). Va infine precisato che in Italia – e da tempo – in quasi tutte le Università e nelle scuole è prevalsa appunto la pronunzia “volgare” (rari i Docenti universitari – ad es. in Germania – che ancóra ricalcano la scia della pronunzia classica, che ormai è “fuori moda”; senza parlare d’una pronunzia “francese” del latino, dal momento che oltralpi – a mo’ d’esempio – “Cicero” suona…”Siserò”!)."
Prof. Carlo Iandolo